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Monte San Giorgio, sito naturale del Patrimonio Mondiale dell'UNESCO - Logo Associazione Transnazionale delle Guide Ufficiali

Patrimonio

Storico e Culturale

Le pietre del Monte San Giorgio hanno segnato la realtà locale, a partire almeno dal XV secolo, contribuendo alla fioritura artistica ed economica della regione.

Interno della Galleria di sfruttamento, forse Valporina, attorno al 1925 © archivio Ing. Sommaruga
Interno della Galleria di sfruttamento, forse Valporina, attorno al 1925 © archivio Ing. Sommaruga

Le miniere di scisto bituminoso

Le miniere, aperte per l’estrazione di strati di roccia laminati e molto scuri, detti scisti bituminosi, propongono un interessante capitolo di storia del territorio.

Questi strati di roccia, ricchi di sostanze organiche, sono stati sfruttati in un primo tempo (1774-1790) per l’estrazione di combustibile e in seguito, attorno al 1830, per la produzione di gas destinato all’illuminazione della città di Milano.

Spinirolo oggi: un magnifico esempio di archeologia industriale © M. Felber
Fabbrica dello Spinirolo, luogo di cottura e di distillazione dello scisto bituminoso © archivio Ing. Sommaruga

Il Saurolo a Spinirolo e Besano

A partire dal 1902 dalle rocce bituminose venne estratto un unguento dalle proprietà antisettiche, utile per curare malattie della pelle: il Saurolo.

Per l'estrazione dello scisto bituminoso vennero scavate numerose miniere sia in territorio italiano che Svizzero.

Le rocce venivano quindi trasportate nella fabbrica di Spinirolo, a Meride, o nella fabbrica di Besano dove, seguendo un procedimento brevettato, si estraeva l’olio greggio.

Questo, trattato con acido solforico e ammoniaca, dava origine al Saurolo.

La scoperta della sintesi chimica del prodotto impose la chiusura degli stabilimenti nel 1952.

A Spinirolo svetta tutt’ora la ciminiera della fabbrica di un tempo, a testimonianza della storia dello sfruttamento minerario sul Monte San Giorgio.

Minatori trasportano una lastra con resti di un fossile trovato a Cassina, 1933© PIMUZ, archivio storico allestito da H. Lanz
Minatori trasportano una lastra con resti di un fossile trovato a Cassina, 1933
© PIMUZ, archivio storico allestito da H. Lanz

Dall’attività mineraria allo scavo scientifico

I lavori di estrazione degli scisti bituminosi sono stati determinanti per la scoperta dell’esistenza di resti fossili fra le rocce del Monte San Giorgio.

Il rinvenimento casuale dei fossili divenne in poco tempo il punto di partenza per una raccolta sistematica, base della ricerca scientifica.

Paleontologi al lavoro nella Cava superiore ad Acqua del Ghiffo © Thomas Banfi
Cà del Frate, sede del primo scavo sistematico nella Kalkschieferzone (1990-1999) ©
Primo scavo in Val Porina, 1924, con strumenti di lavoro che non si differenziano molto da quelli attuali ©

Le campagne di scavo paleontologico

Nel 1863 il Museo Civico di Storia Naturale di Milano iniziò i primi scavi paleontologici nella regione di Besano, in territorio italiano.

Nel 1919 il paleontologo e zoologo B. Peyer, sul lato svizzero del monte nei pressi di Meride, s'interessò per la prima volta di questi ritrovamenti. Si sono susseguite numerose campagne di scavo, sia sul territorio svizzero che su quello italiano, che hanno permesso di creare un quadro sempre più completo.

Cave di Viggiù, chilometri di caverne scavate nella roccia calcarea © Thomas Banfi
Viggiù, tipico portale eseguito nella pietra locale nel corso del Settecento © Thomas Banfi
Cave di Arzo, attualmente di proprietà del Patriziato di Arzo © Thomas Banfi

Le cave di pietra ornamentale

La straordinaria varietà delle rocce del Monte San Giorgio, estratte dalle cave di Arzo, Saltrio e Viggiù ha fornito inoltre una materia prima di eccezionale valore. Le chiese e l’edilizia civile della regione testimoniano lo sfruttamento, fin dal XV secolo, delle pietre ornamentali presenti sul territorio e raccontano storie, ormai passate, di scalpellini e di architetti che hanno esportato la loro arte anche al di fuori della realtà locale.

La Macchia Vecchia, il Broccatello, il Rosso Venato, il Rosso d’Arzo, la Pietra di Saltrio, la Pietra di Viggiù sono stati utilizzati infatti per importanti opere architettoniche in tutta Italia e in diverse località europee.

Fornace di Arzo, unica testimonianza superstite sul Monte San Giorgio© Francesco Staffiero, archivio R. Achini, Arzo
Fornace di Arzo, unica testimonianza superstite sul Monte San Giorgio
© Francesco Staffiero, archivio R. Achini, Arzo

Altri tipi di sfruttamento della pietra

Su tutto il territorio del Monte San Giorgio si trovano inoltre varie cave di calcare per la produzione della calce in apposite fornaci talvolta ancora esistenti. Sul Monte sono inoltre stati estratti gesso, argilla, tufo calcareo, selce e torba per diversi utilizzi industriali.

Nel corso dei secoli sono nate strutture industriali legate allo sfruttamento della pietra e all’utilizzo dell’acqua del fiume Gaggiolo/Lanza come mulini per segare la pietra, filande, opifici, segherie.

Imbocchi della miniera di barite, fluorite e piombo nella località Rio Vallone ©
Imbocchi della miniera di barite, fluorite e piombo nella località Rio Vallone ©

Barite, fluorite e galena nel Monte San Giorgio

Durante la fine dell’Ottocento e la prima metà del Novecento sono state attive diverse miniere sia in territorio svizzero (Serpiano sopra Brusino Arsizio) che in quello italiano (Filoni Anselmo e Carlotta sul Monte Grumello). I minerali sfruttati erano galena, per la produzione del piombo e in misura minore dell’argento, barite e fluorite, quest’ultima destinata all’industria dell’alluminio e della ceramica.

Feritoie della Linea Cadorna per spiare il territorio svizzero © G. Toppi
Feritoie della Linea Cadorna per spiare il territorio svizzero © G. Toppi

Tracce della Prima Guerra Mondiale

La regione del Monte San Giorgio offre anche lo spunto per ripercorrere la storia più recente legata alla Prima Guerra Mondiale. Sul Monte Orsa e sul Monte Pravello/Poncione d'Arzo permangono le tracce della Linea Cadorna: questa linea di fronte, lunga 160 km con postazioni di artiglieria e trincee, venne realizzata dagli italiani attorno al 1917 in vista di un possibile attacco nemico da Nord, e fu per fortuna mai utilizzata.

Scavo archeologico in località Castello a Tremona ad opera dell’ARAM © G. Toppi
Scavo archeologico in località Castello a Tremona ad opera dell’ARAM © G. Toppi

Scavo archeologico a Tremona Castello

Un nuovo capitolo dell’archeologia della nostra regione è stato aperto da più di una decina d’anni da ARAM (Associazione Ricerche Archeologiche del Mendrisiotto) con la scoperta, a Tremona Castello, di resti di insediamenti umani che iniziano circa 5000 anni fa e continuano, ininterrottamente, fino al 1300 con i resti ben conservati di un villaggio rurale, composto da una cinquantina di edifici.

In Breve

La nostra Associazione ha come scopo primario quello di proteggere, valorizzare e divulgare le peculiarità del Monte San Giorgio, patrimonio mondiale dell’UNESCO.

Link Utili

Monte San Giorgio
Ente Turistico Mendrisiotto

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