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Monte San Giorgio, sito naturale del Patrimonio Mondiale dell'UNESCO - Logo Associazione Transnazionale delle Guide Ufficiali

Patrimonio

Naturalistico

Il tesoro del Monte San Giorgio giace nelle profondità delle sue rocce, ma non meno affascinante è lo scrigno che lo custodisce, costituito dalla natura vivente tra le montagne e i laghi prealpini.

Il Monte San Giorgio visto dal Monte Generoso © G. Toppi
Il Monte San Giorgio visto dal Monte Generoso © G. Toppi

Lo spettacolo del paesaggio

Le cime boscose del Monte San Giorgio, del Poncione d’Arzo/Monte Pravello e del Monte Orsa spiccano sopra le colline a sud e i rami del lago Ceresio a nord. La loro posizione unica offre, a chi ne raggiunga la vetta, un panorama che spazia dalle cime alpine alla profondità della pianura. Volgendo lo sguardo al paesaggio più prossimo si avrà la sensazione di essere parte del gioco di specchi tra i laghi e le verdi cime prealpine.

La betulla è un albero pioniere che predilige un terreno acido © G. Danini
Farnia (Quercus robur), rovere (Quercus petraea) e carpino bianco (Carpinus betulus) formano boschi su suoli profondi © G. Danini
Diffuso dall’uomo per i suoi frutti, il castagno caratterizza ormai da millenni le nostre montagne © G. Danini
Le folte chiome dei faggi non lasciano luce per arbusti del sottobosco © G. Danini
La profondità del suolo influenza il tipo di bosco soprastante © G. Danini
La vegetazione riflette la varietà di substrati geologici © G. Toppi
Il carpino nero (Ostrya carpinifolia) gradisce i suoli secchi e sottili © G. Danini
Muschi e felci coprono la parte più ombrosa della forra © G. Danini

Tante rocce, tanti boschi

La ricchezza della flora e, in generale, della vegetazione riflette la varietà di substrati geologici e microclimi che si incontrano spostandosi sul Monte San Giorgio. Sul versante meridionale si trovano vegetazioni legate alle rocce carbonatiche (calcari e dolomie), quali i boschi misti di tiglio e altre latifoglie e il bosco termofilo a prevalenza di quercia e carpino nero. In prossimità della vetta, su suoli aridi, si incontra la roverella in formazioni aperte che confinano con i prati magri. Sullo zoccolo siliceo del Monte San Giorgio, al confine con il lago, si sviluppa una vegetazione acidofila dominata da castagno, rovere e, più in quota, dal faggio. Sui rilievi della zona, poveri di ambienti umidi, le buie forre, scavate nel calcare dai torrenti, ospitano frassini, aceri di monte e tigli che crescono accompagnati da muschi e felci sulle pareti più ripide.

I prati pingui possono essere sfalciati due, tre volte l'anno © G. Danini
I prati pingui circondano le aziende agricole in località Spinirolo e Fontana © G. Toppi

I prati pingui attorno a Spinirolo

I prati nella valle del Lanza/Gaggiolo raggiunsero la massima estensione quando la fabbrica dello Spinirolo lavorava a pieno regime, perché essa impiegava come combustibile la legna dei boschi circostanti che si ridussero sempre più.

Oggi i prati coprono solo le zone più accessibili del fondovalle, dove sono utilizzati per il pascolo e lo sfalcio del foraggio. Questi sono chiamati prati pingui perché, essendo concimati, hanno una produzione maggiore dei prati magri e possono essere sfalciati 2 o 3 volte all’anno. Solitamente sono formati da un numero ridotto di specie vegetali, non considerate particolarmente interessanti. Però, oltre ad alimentare il bestiame, i prati pingui del fondovalle sono una zona di pascolo per gli ungulati selvatici.

La tecla della betulla (Thecla betulae) è una farfalla in via di estinzione © G. Danini
Tra aprile e giugno si può ammirare la fioritura di Iris graminea © G. Toppi
La zona del Monte San Giorgio è l’unico sito svizzero in cui è presente la campanula Adenophora liliifolia © G. Danini
La scomparsa di prati umidi minaccia Gladiolus palustris © G. Danini
Traunsteinera globosa non produce nettare, ma imita l’infiorescenza di altre specie per attirare gli insetti © G. Danini
Dactylorhiza maculata è un’orchidea piuttosto comune su terreni umidi, non calcarei © G. Danini
Hoplia argentea è un coleottero che si nutre di diverse parti dei fiori © G. Toppi
I prati magri del Monte San Giorgio si sviluppano su terreni aridi e sottili © G. Toppi

La ricchezza dei prati magri

Lungo la cresta orientale del Monte San Giorgio, tra la località Cassina e la vetta, si trova un’area coperta da prati magri: un ambiente sempre meno diffuso e meritevole di tutela. I prati magri sono le vestigia di prati da sfalcio ormai abbandonati che si sviluppano su un terreno arido e sottile. Il suolo povero di nutrienti ostacola la dominanza di una sola specie erbacea favorendo una grande varietà floristica, tra cui spiccano, specialmente durante il periodo di fioritura in maggio-giugno, diverse specie di orchidee.

Al limite tra i prati magri e il bosco si può osservare la rarissima campanula odorosa (Adenophora liliifolia), l'altrettanto rara imperatoria del Raibl (Peucedanum rablense, Monte Orsa) e profumato giaggiolo susinario (Iris graminea).

I prati magri hanno un notevole valore in quanto habitat di farfalle come la tecla della betulla (Techla betulae, in via di estinzione) che si nutre sul prugno selvatico, cavallette e altri insetti. Di tali insetti si nutrono i pipistrelli e gli uccelli, per i quali questi ambienti sono dei siti di foraggiamento fondamentali.

Hygrocibe calyptraeformis è una specie assai rara dal colore rosa antico © G. Danini
Boletus dupainii è una specie rarissima dal cappello lucido rosso mela ©

La diversità dei funghi

Non minore della varietà floristica è quella dei funghi del Monte San Giorgio, tanto che sono state censite ben 1051 differenti specie, grazie al lavoro della Società Micologica Carlo Benzoni di Chiasso, con la collaborazione dell'Associazione Micologica G. Bresadola di Varese. Anche i funghi formano comunità differenti seguendo il variare del substrato così si incontrano funghi tipici del terreno carbonatico, altri dei depositi morenici ed altri ancora tipici dei prati magri. Eccezionale è il numero di specie di boleti presenti sul Monte San Giorgio e si annoverano anche alcune specie di tartufi, seppur non tra le più pregiate.

Spesso ci si imbatte nelle impronte di cervo © Luciano Cicognani
Le tane del tasso hanno diversi ingressi, facili da osservare lungo i sentieri © E. Zenga
Il cinghiale lascia segni molto evidenti del suo passaggio © Studio Tam Tam

I mammiferi, gli odierni dominatori

Il Monte San Giorgio ospita un’interessante fauna vivente. Tra i mammiferi, gli ungulati presenti sono il cervo, il capriolo e il cinghiale, difficili da osservare, ma dei quali si possono incontrare le orme e altri segni del loro passaggio. Questi grossi erbivori non hanno da temere i carnivori di maggiori dimensioni che qui sono la volpe e il tasso.

Il maschio della poiana (Buteo buteo) corteggia la femmina con voli acrobatici © Carlo Tralamazza
Con eleganti picchiate il nibbio bruno (Milvus migrans) cattura spesso pesci morti che galleggiano sul Ceresio © Carlo Tralamazza
In primavera si odono i trisillabi “up up up” di corteggiamento dai quali deriva il nome dell’upupa (Upupa epops) © Carlo Tralamazza
A febbraio iniziano i brevi ed energici tamburaggiamenti del picchio rosso maggiore (Dendrocopos major) © Ivano Pura

Gli uccelli, nel cielo e tra le fronde

Meno elusivi sono gli uccelli che si possono ascoltare e osservare passeggiando per i sentieri del Monte San Giorgio. Insieme alle specie più comuni come il fringuello, il merlo e le diverse cince, vivono specie più insolite come il picchio rosso maggiore o l’upupa nel suo areale più settentrionale, di notevole interesse la presenza del Falco pellegrino nidificante sul massiccio, e i non rari rapaci quali nibbio e la poiana.

Il biacco (Hierophis viridiflavus), dall’indole mordace se disturbato, non costituisce alcun pericolo non essendo dotato di ghiandole velenifere © G. Danini

I rettili, quelli sopravvissuti

I rettili del Monte San Giorgio vivono in aree assolate in prossimità di anfratti nei quali si rifugiano. Gradiscono quindi le rocce carbonatiche ricche di fratture e i macereti, ma anche opere antropiche come i muri a secco o le fortificazioni della linea Cadorna. Qui si possono incontrare diversi serpenti e lo splendido ramarro.

La forma fario, che vive nei torrenti, è più piccola delle trote che nuotano nei laghi poco distanti © E. Zegna
Il gambero di fiume (Austropotamobius pallipes), ormai raro altrove, è diffuso nei torrenti limpidi del Monte San Giorgio © E. Zegna
La rana di Lataste (Rana latastei) vive negli stagni alle quote più basse © G. Danini
Con l’avvicinarsi della metamorfosi le larve di salamandra (Salamandra salamandra) si coprono delle caratteristiche macchie gialle © E.Zenga

Chi vive oggi nelle acque del Monte San Giorgio

Nelle zone umide intorno al Monte San Giorgio e lungo il corso del torrente Lanza/Gaggiolo si riproducono gli anfibi che popolano i boschi circostanti. La salamandra preferisce le acque ben ossigenate dei piccoli rii, mentre i tritoni, il rospo e le rane frequentano le pozze e i laghetti. L'endemica rana di Lataste, rarissima in Svizzera, la si rinviene alla Bevera di Viggiù.

Il Lanza/Gaggiolo e i piccoli torrenti tributari del lago di Lugano, dove il regime idrico lo consente, ospitano modeste popolazioni ittiche, principalmente di trota fario. Nelle stesse acque vivono il gambero di fiume e le larve di insetti come i plecotteri e i tricotteri, queste ultime nascoste nei caratteristici astucci costruiti con sassolini o frammenti vegetali.

In Breve

La nostra Associazione ha come scopo primario quello di proteggere, valorizzare e divulgare le peculiarità del Monte San Giorgio, patrimonio mondiale dell’UNESCO.

Link Utili

Monte San Giorgio
Ente Turistico Mendrisiotto

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